Uil Abruzzo: il punto sull’industria 

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Uil Abruzzo: il punto sull’industria        18 luglio 2013

 

Il Consiglio Confederale Regionale della Uil Abruzzo ha dedicato una sessione al settore manifatturiero regionale. Vi sono importanti elementi di positività e drammatici casi di crisi, in una regione in cui la quota di valore aggiunto prodotta dal manifatturiero è del 20,7, più alta di 4 punti di quella media nazionale del 16,5.

Positività

  1. Sevel Val di Sangro. 700 milioni di investimento valgono quasi quanto i fondi strutturali FESR e FSE per 7 anni. Importantissima l’affermazione di Marchionne sul rilancio della scommessa che “insieme al partner Psa-Peugeot Citroen, abbiamo fatto sulla Sevel e su questa terra come polo di eccellenza produttiva”.
  2. Il 5% dei fondi per la ricostruzione dedicato allo sviluppo, 100 milioni per il 2012-13, ma il meccanismo si ripeterà per un decennio: un valore aggiunto per l’Abruzzo.
  3. La vitalità del polo chimico-farmaceutico aquilano, di rilievo nazionale: Dompé, Sanofis Aventis, Menarini.
  4. La tenuta del tessile pescarese: Brioni e Roman Style.
  5. Finmeccanica per la parte Thales Alenia Space (male invece il comportamento di Finmeccanica su Selex).

Monitoraggio Uil Abruzzo sulle crisi in corso

Monitoraggio aggiornato a luglio 2013 condotto dalla Uil Abruzzo sulle crisi aziendali. Oltre 90 casi aziendali oggetto del censimento. Oltre 13.300 lavoratori lavorano nelle 90 aziende. Più di 5.500 posti di lavoro sono a rischio (o già perduti): 1/3, almeno 1.800, già perduti; 2/3 a rischio (circa 3.700).

Le maggiori crisi aziendali aperte (che richiederebbero politiche industriali)

  1. Honda Italia Atessa e indotto. Crisi complessa: aprire un nuovo ciclo e riorganizzare su basi nuove l’indotto.
  2. L-Foundry Avezzano (ex-Micron). Crisi complessa: per non giocarla solo in difesa, far funzionare il tavolo di settore della microelettronica aperto presso il Ministero Sviluppo Economico.
  3. Kimberly Clark Alanno. Alla ricerca di un acquirente con un piano industriale adeguato. Puntare a un innovativo polo della carta. Appuntamento al 10 settembre.
  4. ATR Colonnella. Sempre sull’orlo del precipizio, ma ci sarebbero tutte le potenzialità per un eccellente polo del carbonio.
  5. Technolabs L’Aquila. Mettere in relazione uno dei più grandi laboratori di ricerca del centro-sud con l’obiettivo dell’Aquila città della conoscenza.
  6. Merker Tocco Casauria. Crisi da crollo dei volumi, ma azienda valida.

Crisi croniche e disastri

  1. Sixty Chieti Scalo. Cattivo management in un contesto reso difficilissimo dalla crisi.
  2. Golden Lady Gissi. Riconversione fallita.
  3. Buona parte del tessile teramano.
  4. L’edilizia. Difficoltà ovunque: impianti fissi, cantieri ordinari, cantieri della ricostruzione.

Riconversioni da non sbagliare

  1. IN.TE (ex-Burgo) Chieti Scalo. In arrivo i primi 8, 9 progetti di riconversione, il più interessante nel recupero materiale inerte.
  2. Accord Phoenix, prima reindustrializzazione nel sito ex-Italtel (riciclaggio materiale elettronico).
  3. Bussi: sincronizzare bonifica e reindustrializzazione.

Richieste alla Giunta Regionale:

  1. chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico l’incontro sulle crisi aziendali abruzzesi di rilievo nazionale e l’attivazione del tavolo di settore della microelettronica;
  2. finanziare l’automotive come da programma FAS e rimodulare il FAS per finanziare i piani di rilancio d’area di Val Vibrata, Val Sinello e Val Pescara;
  3. fare il pacchetto integrato degli investimenti dei fondi strutturali e del FAS (PRESTO 2);
  4. togliere i fondi ai Poli d’Innovazione che non funzionano e darli a quelli che funzionano;
  5. avere programmi credibili per realizzare le infrastrutture urgenti (Fondovalle Sangro; porto di Ortona; banda larga);
  6. verificare l’inclusione dell’Abruzzo nel piano di manutenzione ordinaria e straordinaria ANAS;
  7. recuperare il ritardo temporale e culturale sulla preparazione della programmazione 2014-2020 e utilizzarla anche per collocare l’Abruzzo nei corridoi Est-Ovest e Nord-Sud;
  8. affrontare i gravi difetti di funzionamento delle istituzioni locali, Regione inclusa, spesso causa primaria di crisi;
  9. insistere insieme alle altre Regioni per il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga.
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