PARCO COSTA TEATINA:
PROBABILMENTE È SBAGLIATA L’IDEA STESSA DI FARE UN PARCO IN QUEL TERRITORIO
Nota Uil Abruzzo
È fatta male la perimetrazione o è sbagliata l’idea stessa di fare un parco in un territorio che ospita la più importante zona industriale del centro-sud, il sistema portuale industriale-commerciale che l’Abruzzo ha scelto come prioritario, nonché una cospicua agricoltura intensiva?
Il Commissario sostiene di aver tenuto conto di una serie di obiezioni e di aver corretto più volte la perimetrazione, che nella versione originaria era un incubo (la stessa Sevel veniva lambita dallo straripante parco e i porti erano ridotto ai moli). Ma il problema insormontabile nel disegnare la perimetrazione del parco è stato il vincolo della continuità territoriale, che fa sì che le zone SIC (siti di interesse comunitario) e le riserve già esistenti in quel territorio debbano, per dar vita al parco, essere tra loro connesse, inglobando altre aree che di parco non hanno proprio nulla. La regola della continuità territoriale ha raddoppiato la porzione di territorio vincolato.
Si poteva cominciare finalmente a valorizzare le aree già vincolate, invece di puntare a un’espansione ingiustificata su aree che parco non sono affatto. Tanto più che l’Abruzzo dedica a parchi e riserve parte rilevantissima del suo spazio: 35%, contro il 19% medio nazionale, che a sua volta è superiore alla media europea. Quando si va a vedere quanto rende in termini di ricchezza e di occupazione l’Abruzzo dei Parchi, si scopre che non ci siamo proprio. La recente indagine (2014) del Ministero dell’Ambiente e di Unioncamere mostra che su 23 parchi nazionali, quelli abruzzesi per valore aggiunto si collocano nella parte medio-bassa della classifica (12° Abruzzo, Lazio, Molise; 14° Maiella; 18° Gran Sasso e Monti della Laga); che mentre i migliori parchi del centro-nord hanno un valore aggiunto maggiore delle aree non parco, in Abruzzo accade il contrario; che per valore aggiunto dei siti rete natura siamo quintultimi tra le regioni italiane e che per le riserve marine siamo, con la Torre del Cerrano, al 25° posto (su 29). Invece di continuare a vincolare territorio, non sarebbe ora di cercare di capire perché in Abruzzo il patrimonio naturale e culturale renda tanto poco in termini di ricchezza e occupazione, sia fruito poco e male, e dimostri una disorganizzazione turistica sconfortante?
In realtà , il parco della costa teatina è nato più contro che per, e la forzatura è evidente. Ora, come uscirne? Come evitare che si danneggino l’economia e l’occupazione della zona? Due sembrano essere le strade possibili: quella radicale della cancellazione della legge istitutiva del parco, oppure quella, molto incerta nei risultati, di una nuova perimetrazione. Dopo di che, accelerare la piena realizzazione del parco, per evitare i danni aggiuntivi della fase delle misure di salvaguardia, che congelano l'esistente in attesa che il parco venga istituito e si faccia il piano del parco. Sperando in un governo del parco che garantisca un’interpretazione flessibile di cosa vuol dire essere parco in un territorio così antropizzato, industriale, commerciale ed agricolo. Ma bisogna essere consapevoli che è più probabile che a capo del parco ci ritroviamo integralisti come quelli che già fanno danni in altri parchi abruzzesi. Per queste ragioni, propendiamo per la soluzione radicale. Dopo di che, nulla impedisce la valorizzazione ambientale, turistica, culturale, enogastronomica delle 12 aree già vincolate.
Pescara, 30 luglio 2015
Per la Uil Abruzzo (Roberto Campo)