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COMUNICATO STAMPA
"RIDISEGNARE L'ABRUZZO PER SPENDERE MEGLIO I POCHI SOLDI DISPONIBILI"
Il futuro del territorio regionale al centro di un ricco dibattito che si è tenuto a Pescara, promosso da Uil Abruzzo e Uil nazionale. Presentato il quaderno "Il sistema urbano regionale", seconda uscita della ricerca universitaria Abruzzo 2020
Pescara, 23 settembre 2016 - Un ridisegno complessivo del territorio regionale per far sì che le poche risorse disponibili vengano utilizzate al meglio. Un progetto che dà nuovo slancio alle aree urbane per riequilibrare le zone interne. Una proposta che nasce dalla conoscenza del territorio e non da parametri burocratici, magari stabiliti a Bruxelles. È quanto emerso questa mattina (venerdì) a Pescara nel corso del partecipatissimo dibattito "Aree interne ed agenda urbana: un ridisegno complessivo del territorio regionale", promosso dalla Uil Abruzzo e Uil nazionale in occasione della presentazione del quaderno "Il sistema urbano regionale", seconda uscita nell'ambito di Abruzzo 2020, la ricerca universitaria condotta dalla cattedra del professor Roberto Mascarucci (Università G. d’Annunzio di Chieti–Pescara), con i ricercatori Aldo Cilli e Luisa Volpi. Presenti alla sala Figlia di Jorio tantissimi sindaci di capoluoghi e città interne, insieme a rappresentanti territoriali, associazioni di enti locali, sindacati e associazioni di categoria.
A fare gli onori di casa Roberto Campo, segretario Uil Abruzzo: "Abbiamo condiviso sin da subito questo studio - ha detto - perché formula una proposta complessiva di riordino del territorio regionale che contempla più centri urbani fondamentali, vere e proprie aree di riferimento per i servizi chiave quali la sanità , i trasporti e l'istruzione. Non solo i 4 capoluoghi, ma 7 aree funzionali urbane, incluse Avezzano, Sulmona, Lanciano, Vasto, e con Pescara e Chieti considerate un'unica conurbazione. Non mettiamo in discussione il Por Fesr, ma chiediamo che la Regione riconosca a tutte e sette queste città il ruolo di autorità urbana, in modo da consentire loro di concorrere sui fondi diretti europei. Inoltre, in tale contesto è indispensabile coordinare le deleghe regionali per un'azione politica più efficace".
Se da parte sua, Andrea Gerosolimo, assessore Regione Abruzzo alle Aree interne ed Associazionismo territoriale, ha rimarcato che "tanto è stato fatto per riequilibrare le aree interne, ma servono leggi ad hoc che favoriscano la rete reale tra i Comuni", il professor Mascarucci ha spiegato il senso di questo lavoro: "La città è la leva principale per lo sviluppo competitivo. L'Abruzzo però ha perso il primo tempo su questo tema perché non è riuscito a inserirsi tra le dieci città metropolitane previste dalla legge Delrio, e non ha iniziato un cammino verso questa riorganizzazione. Le strategie di sviluppo invece devono essere riferite all'"ente d'ambito d'area vasta" previsto proprio da questa legge, che non sono è la Provincia ma una realtà con una dimensione subregionale. Abbiamo individuato sette le aree funzionali: Aquilano, Marsica, Valle Peligna, Teramano, Pescara-Chieti, Lancianese e Vastese, che rappresentano la dimensione minima nella quale si possono riconoscere più comuni piccoli con un unico sistema scolastico, sanitario e di trasporto". "Si tratta - ha aggiunto il ricercatore Cilli - di un progetto di riordino che nasce da un patrimonio di conoscenze di cui andare fieri: manca solo la decisione politica sull'attuazione", mentre per il collega Donato Piccoli "questi Sistemi Urbani Intermedi devono diventare vere autorità urbane, in grado di attirare fondi europei diretti, anche grazie a strumenti di ingegneria finanziaria capaci di rendere sostenibili queste aree funzionali".
Con un'attenzione però: "Le associazioni di comuni - ha detto Massimo Luciani, direttore Anci Abruzzo - devono essere sostenute economicamente. Finora, realtà che mettevano insieme i piccoli paesi, come le comunità montane che funzionavano bene in Abruzzo, sono state smantellate senza che siano state rimpiazzate da sistemi funzionanti". Il tema dei finanziamenti è stato toccato anche da Francesco Monaco, di Anci nazionale: "Negli ultimi anni sono stati tagliati 14 miliardi ai Comuni. Tanta timidezza nelle proposte di aggregazione deriva anche da questo, e bisogna essere consapevoli operazioni come queste si faranno praticamente senza fondi".
Dunque, nessuna speranza? "Per attirare fondi servono non tanto status adeguati - ha chiosato Sabina De Luca, direttore dipartimento Progetti di sviluppo e finanziamenti europei di Roma Capitale - quanto progetti innovativi e partenariati di qualità . Esistono esperienze positive di fondi europei arrivati a reti di città senza autorità urbana. Per questo, è importante una regia a livello nazionale". Il protagonismo delle aree urbane, dunque, va valorizzato in questa direzione: capacità di produrre qualità . È il parere di Giovanni Vetritto, coordinatore Ufficio per Attività internazionale e la Cooperazione interistituzionale del Dipartimento Affari regionali Pcm: "Bisogna però avere il coraggio di saper guardare l'eccellenza di un territorio. E questo si può fare subito, senza aspettare nuove forme istituzionali. Certo l'associazionismo è positivo, a condizione che sia visto come un vantaggio non come un obbligo di legge. Dunque, serve un cambio di mentalità : ci sono esempi positivi di realtà locali con avanzi di bilancio, a testimonianza che la questione dei fondi è importante se intesa relativamente alla qualità e non alla quantità ".
In conclusione, Guglielmo Loy, della Uil nazionale, ha rimarcato che "i processi di sostegno alla crescita e allo sviluppo dipendono da fattori come la governance, buona amministrazione, efficienza, efficacia, razionalizzazione. La ricerca di un sistema semplificato ed efficace è decisivo, in un contesto complesso come quello attuale, dove non tutto accade attorno ai capoluoghi di regione. Certo, ci troviamo di fronte ad un doppio limite: lo smantellamento di vecchi sistemi con la Delrio, senza che siano rimpiazzati da nuovi, e una pubblica amministrazione che a fronte di nuove responsabilità non si è riorganizzata. Il problema, dunque, è una non sempre chiara visione del paese. Ricordiamo - ha aggiunto - che senza una spesa ordinaria di qualità i fondi europei non possono risolvere tutti i problemi. Questa pubblicazione è la testimonianza che la conoscenza della realtà è fondamentale affinché le risorse, sempre poche, siano spese bene. Riordino socioeconomico, istituzionale, ammodernamento della macchina amministrativa, governance, visione di un paese: da qui si riparte. E noi - ha concluso - siamo pronti a fare la nostra parte".
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