Nessuna risposta concreta sui temi più urgenti legati al “caro-energia”, ma solo il
rinvio alla riprogrammazione futura dei fondi comunitari. In mezzo, un rapporto con le
organizzazioni del mondo dell’impresa e con il sindacato dei lavoratori assai poco in sintonia con
l’attenzione dimostrata nei loro confronti dal nuovo governo guidato da Giorgia Meloni, che ha
messo la lotta contro gli aumenti energetici in cima alla propria agenda.
Motivi, questi, più che sufficienti per far dichiarare a un nutrito schieramento di sigle abruzzesi, in
rappresentanza del mondo dell’impresa e del sindacato, la convocazione imminente di una
manifestazione regionale all’Aquila in occasione del prossimo Consiglio regionale. Ad affermare
tutto il proprio malcontento, dopo settimane di trattative a vuoto con la Giunta regionale sulle
strategie da adottare per affrontare con efficacia e rapidità il tema del “caro-bollette” che sta
mettendo in grande difficoltà famiglie e imprese, sono quindici sigle abruzzesi, espressione del
mondo dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, della cooperazione, della piccola industria,
del turismo, dei servizi e dei sindacati dei lavoratori.
Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio L’Aquila,
Confcooperative, Confesercenti, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno avviato dallo scorso 5
settembre un confronto con il governo regionale, mettendo in campo in una nota inviata al
presidente Marco Marsilio e agli assessori alle Attività produttive, Daniele D’Amario, e all’Energia
Nicola Campitelli, un pacchetto nutrito di proposte sui temi del contrasto al caro-energia su cui sono
arrivate solo risposte che rinviano le soluzioni “a futura memoria”. Il carnet delle proposte più
consistenti faceva perno su misure urgenti e non rinviabili, come sospendere per 4/6 mesi le
addizionali Irpef ed Irap a carico di imprese e famiglie (che da sole valgono circa 50 milioni di
euro); rimettere in campo fondi provenienti dalla programmazione 14/20, dall’anticipazione di
quelli della nuova programmazione 21/27, da eventuali rimodulazione del PNRR o di quelli dello
“Sviluppo e Coesione”; riutilizzare, ad esempio, i risparmi provenienti dal prolungamento delle rate
del debito sanitario (circa 17 milioni); erogare un credito di imposta di almeno il 50% alle imprese
che decidono di installare pannelli fotovoltaici sopra i tetti dei loro capannoni in modo da avviare
sia l’autoproduzione che la vendita della parte di energia eccedente ad altri soggetti; potenziare con
risorse finanziarie rilevanti lo strumento delle Comunità energetiche; considerare la necessaria
priorità delle aree montane, nelle quali l’emergenza energetica costituisce un problema ancor più
drammatico.
Richieste che hanno trovato – ancorché dopo molti giorni – una risposta dell’esecutuivo
sostanzialmente evasiva, senza indicazione alcuna di misure immediate e consistenti (pur adottate
da altri governi regionali come Friuli, Lombardia, Campania, Valle d’Aosta, Basilicata) e con il
sostanziale rinvio alla riprogrammazione dei futuri fondi comunitari. Mentre anche la proposta di
istituire un tavolo permanente con le forze sociali di confronto sui costi energetici, che pure
sembrava essere stata accolta, è finita nel dimenticatoio.
Un modo di affrontare la questione, a detta dunque delle diverse sigle associative, sfuggente ed
evasivo. Nonostante un’ulteriore sollecitazione per un incontro urgente fosse stata rivolta a fine
ottobre dalle stesse sigle; e nonostante l’invito rivolto al governo regionale anche da alcune
Commissioni consiliari a palazzo dell’Emiciclo. Tutto è rimasto lettera morta: per questo le
organizzazioni d’impresa e sindacali hanno deciso di aprire una vertenza nei confronti della Giunta
che culminerà con una manifestazione regionale.