Honda, si apre lo stato di agitazione, i sindacati: “No alla fabbrica-cacciavite”
Lanciano24.it
La conferenza di Uilm, Fim e Fiom
a cura di Daria De Laurentiis
13 novembre 2015
LANCIANO. Si apre lo stato di agitazione nello stabilimento Honda di Atessa. Lo hanno annunciato i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom e Uilm questa mattina in conferenza stampa dopo l’assemblea con i lavoratori di scena ieri. Lo scenario futuro della Honda infatti appare oggi più che mai incerto.
L’annuncio da parte della direzione aziendale nei giorni scorsi di voler smantellare l’ultima linea di costruzione motori che rimaneva allo stabilimento, l’unico in Europa della multinazionale giapponese, sta gettando nello sconforto maestranze e sindacati. Il rischio è che la Honda di Atessa, da eccellenza mondiale per la qualità delle produzioni sulle due ruote, rimanga un contenitore vuoto, uno “stabilimento-cacciavite”, come lo chiamano i sindacati, ovvero una mera fabbrica di assemblaggio.
Questo perchè per contenere i costi la casa madre giapponese ha deciso di far arrivare ad Atessa i motori già montati e costruiti nel sud est asiatico. Anche dal fronte del patto ministeriale, sottoscritto da azienda, istituzioni e sindacati nel diecembre 2012, la Honda non sta rispettando gli accordi. “Erano tre i cardini di quel piano industriale – sintetizza Davide Labbrozzi, segretario Fiom-Cgil Chieti – riduzione degli occupati, pareggio di bilancio e produzione di 120mila moto. Ad oggi c’è stato solo il sacrificio degli operai, ma degli altri due punti non è stato rispettato nulla”.
Nicola Manzi, segretario Uilm Chieti Pescara, punta il dito sulla mancanza da parte dei vertici nipponici di un benchè minimo investimento sullo stabilimento di Atessa. A fronte di 256milioni di euro assegnati allo stabilimento inglese della Honda Civic, gli 800mila euro per ampliare un capannone in Val di Sangro appaiono infatti bruscolini. E ad Atessa, rimarca Manzi, “non si parla di maxi moto, nè è stato avviato il progetto FOP, ovvero la realizzazione di moto da customizzare per i clienti europei, come mai?”.
“Da tempo ho lanciato l’allarme sul mancato raggiungimento del pareggio di bilancio – interviene Domenico Bologna, Fim-Cisl – adesso la questione si fa ancora più drammatica. Essendo lo stabilimento di Atessa l’unico in Europa per le due ruote, 70mila pezzi sono pochissimi. Se non si rilancia con l’idea che si aveva dieci anni fa della Honda rischiamo seriamente di restare al palo”.
Di qui una serie di iniziative da mettere in campo subito e non si esclude anche la possibilità di inasprire la lotta sindacale attraverso degli scioperi ancora da programmare. I sindacati chiederanno un incontro di verifica al Ministero dello sviluppo economico e nel frattempo faranno pressione sulla proprietà giapponese per cambiare rotta, ovvero tornare a fare di Atessa il fiore all’occhiello della produzione delle due ruote Honda.